Ciao, sono un Signore e nella vita suono in un autobus

Solita routine mattutina.
Università la mattina presto, caffè con i colleghi e passeggiata fino alla fermata del bus su via Nomentana per tornare a casa. Verso le 11 del mattino l’autobus non è mai particolarmente affollato.
Salgo e trovo lui: “l’uomo della fisarmonica”, credo di etnia rom, di una quarantina o poco più di anni.
Non è la prima volta che mi capita di incontrarlo sul bus: il tempo di una suonata - devo dire piuttosto gradevole -  il giro per raccogliere qualche spicciolo da noi “passeggeri”, e poi, in fretta, giù dal bus per andare a suonare da un’altra parte.
Non lo avevo mai guardato in faccia.
Ma oggi è successo qualcosa di diverso: mentre “il suonatore”, dopo il suo pezzo, prende a fare il suo giro per racimolare qualche centesimo ma un giovane uomo (avrà avuto all’incirca una trentina di anni) ha iniziato ad insultarlo pesantemente: “Vattene. Te ne devi andare da qui. Torna al paese tuo” … ha continuato con tutta una serie di altre parole e parolacce che per la rabbia e la vergogna che provo solo a pensar di dirle, non sto qui a ripetervele.
Lui, il “suonatore”, con sguardo basso, ha continuato a girare sul bus.
In quel momento ho provato rabbia, tanta rabbia. Non è giusto - ho pensato - insultare le persone in questo modo!!!
Il suonatore fa per tornare indietro e passa di nuovo davanti a me. Io non gli avevo dato soldi, ma con aria di sfida prendo il mio portafoglio, guardo in faccia il maleducatissimo giovane e faccio il gesto di porgere qualche moneta al “suonatore”.
Già nella mia mente mi ero preparata la frase ad effetto da sbattere in faccia all’arrogante, della serie “Ma come si permette, lei è un grandissimo maleducato, e bla bla bla…”.
Arriva il suonatore, alza lo sguardo su di me, mi sorride, e io gli sorrido. Mi ringrazia e mi augura una buona giornata.
E nel frattempo l’arrogante maleducato, vista la scena, aveva voltato le spalle e poco dopo è sceso dal bus.
Non sono riuscita a dirgli nulla. Ma forse è stato meglio così.
Quante se ne sentirà dire il “suonatore”? Eppure, con lo sguardo basso, ha continuato a far quello che stava facendo. Non ha reagito.
Io non ci avevo mai fatto caso, ma ogni volta che si avvicina ad una persona per elemosinare qualcosa, cerca lo sguardo di quella e gli sorride.
Potrete pensare che quest’uomo sia uno dei tanti che “rompono le scatole”, che chiedono soldi a tutti e che tanto, puntualmente, tutti questi  soldi non rimangono a loro e dovranno darli a chissà quale strozzino.
Benissimo. Liberissimi di farlo.  E se pensate questo, abbiate l’educazione di dire un semplice “no”.
Io, ogni volta che mi si avvicina qualcuno per chiedermi soldi, con gentilezza, gli dico “no ”, o gli faccio un cenno, ma di certo non lo insulto!
Insultare pesantemente un uomo quasi come fosse una bestia, un animale, non è umano. Nessuno può arrogarsi il diritto di sentirsi migliore di un altro solo perché vive in una condizione differente e magari più agiata. NESSUNO può sentirsi autorizzato a trattare male un uomo solo perché straniero.
Dovremmo imparare tutti a ringraziare sempre, per qualsiasi cosa, a sorridere sempre, in ogni occasione, e ad augurare una buona giornata anche ai perfetti sconosciuti.
E il fatto che oggi, ad insegnarcelo, siano anche gli ultimi, quelli della “strada”, dovrebbe farci riflettere. E parecchio.

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