Debole con i forti

Questo articolo a firma di Federico Rampini compariva sul Corriere della Sera qualche giorno fa (https://bitly.ws/ZWfS).

Se un tempo ci preoccupava il pauperismo diffuso o la decrescita felice (ancor prima di capire che roba fosse!), qui troviamo la sfacciataggine del ricco e potente (si veda pure il vittimismo nel titolo, con una malcelata excusatio non petita). Mancando totalmente in originalità, Rampini ricorre all’espediente classico del paternalismo: “È fondamentale per capire le giovani generazioni, e avviare un dialogo sul grande abbaglio di cui sono prigioniere”.

Mi soffermerò però sulle due argomentazioni principali: 1. che i deboli non hanno sempre ragione; 2. che l’Occidente è eccessivamente critico con se stesso.


Sul primo punto. Se è vero che i deboli possono avere torto, di certo hanno ragione per le circostanze che li pongono in una condizione di debolezza. Per dirla altrimenti: che un’organizzazione terroristica uccida e rapisca dei civili e li usi poi come ostaggi per mediare con Israele certamente li mette chiaramente dalla parte del torto, ma che i palestinesi siano in una condizione di discriminazione, carcerazione e sudditanza rispetto ad Israele, per questo hanno senza dubbio ragione. 

Tuttavia il principio di ogni errore è nella parola “ragione” che sta bene nel polarizzare la realtà tra ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è vero e ciò che è falso, e mascherandosi di un certo approccio illuministico, finisce per spostare sul piano della favola ciò che si muove a livello di vita vissuta, dove le ragioni si mescolano con le passioni, le credenze, le culture, la storia.

Noi preferiamo non parlare di ragione, ma diciamo che si può stare sempre dalla parte dei più deboli e questo non perchè abbiano ragione o torto, ma per il fatto che sono deboli, perchè è ingiusto. Stare dalla parte di coloro che non hanno ricchezza e potere non vuol dire accondiscendere ad ogni loro richiesta, azione o provocazione. Tutt’altro. C’è sempre da discernere tra ciò che è bene e ciò che è male, e in ciò che è bene ciò che è meglio. Stare dalla parte dei deboli significa riconoscere le diseguaglianze e agire perchè queste siano ridotte. Tutto qui ma pure un compito arduo: c’è un discernimento difficilissimo da fare e bisognerà sempre rispettare l’autodeterminazione dei singoli e dei popoli.


Sul secondo punto. La storia dell’Occidente è fatta di luce e di ombra. E francamente non mi spaventa se gli occidentali mettono in discussione le certezze che il Rampini vorrebbe calarci come Verbo dal Sinai di New York. Il nucleo forte dell’Occidente è il dubbio. Tutto ciò che noi siamo, il meglio della nostra storia nasce dal mettere in discussione il già detto, il già fatto, il già pensato. Il progresso scientifico, tecnologico, politico, sociale è la messa in discussione di quanto c’era in precedenza, di ogni dogma calato dall’alto. Gli esempi sarebbero innumerevoli. 

Nel momento in cui crediamo di doverci afferrare ad un sistema rigido di cosa sia l’Occidente stiamo dando prova della nostra fiacchezza di spirito, della paura con cui guardiamo al mondo e al futuro. L'identità dell’Occidente sta da sempre nel sommuovere il mondo, proprio in forza dei suoi paradossi interni.


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