Ho attraversato Bruxelles

di Luciano Iannuso

Sono stato a Bruxelles la scorsa settimana. Ogni volta che viaggio mi capita di chiedermi cosa stia accadendo ora nei posti in cui sono stato. 
Chi è che questa mattina ha scelto di sedersi in quel Caffè, a quel tavolo dove ho fatto colazione in quei giorni? Come sta la cameriera? Oggi a che ora sono finiti quei buonissimi croissant? Qual è il colore dei capelli di quella donna che ha fatto rimbombare, col suo passo svelto, il rumore dei suoi tacchi nella Galerie de la Reine? Come si chiamava il bambino che ha corso spensierato nella Grand Place? A che ora si è svegliato stamattina quello stupido birraio del Delirium Cafè? 

Non c'è verso che io riesca a coprire con la mia sterminata e potente fantasia anche solo un millesimo di tutto ciò che accaduto realmente stamani a Bruxelles. E questo non vale solo per me.
Il mio viaggio nella capitale belga appartiene al mio passato; si può dire che sia morto. Vive dentro di me, direbbe qualcuno. Ma, in verità, è veramente morto.

E a quanto pare stiamo prendendo dimestichezza con ciò che va a morire; e non sappiamo gettare ponti, o anche solo una cima con ciò che muore. Cosa sta morendo, allora?
Le notizie. Le notizie sono quelle per le quali basta cliccare su "Aggiornare" ed è già tutto nuovo; un nuova vita già per sé destinata a morire. Mentre crediamo che in noi si stiano accumulando pezzi di vita paralleli, in verità, i singoli frammenti non ci restituiscono niente di sensato, ma un rapsodico stare a guardare spezzoni di questo film in diretta dal mondo.

C'è solo un modo per non perdersi definitivamente: attraversare le notizie!
Bisogna entrarci, bisogna che prendano vita dentro di noi, che risultino compromettenti con il nostro agio e le nostre comodità. E' il solo modo per riconnettere i fatti tra di loro, e noi con gli altri. E' necessario il coraggio di restare e ritornare nei luoghi del mondo.
Abbiamo accorciato le distanze nel tempo e nello spazio, ma questo ci ha permesso solo di avvicinarci; non siamo ancora in grado di contaminarci.
In un altro articolo ho usato quest'espressione: respirare col mondo.
I bambini amano accordare il proprio respiro su quello di chi gli sta accanto; è il loro modo di inserire se stessi in una storia più grande, di cercare relazione e connessione con chi li vive accanto..



A Bruxelles, nel Museo delle Belle Arti, c'è un'esposizione di alcuni celebri lavori di René Magritte. Questo in foto si chiama Voyage. Non so che cosa precisamente il pittore intendesse esprimere con questa tela. A me piace pensare che tutte le cose del mondo si tengano insieme nella coscienza di ciascuno di noi e che, alle volte, siamo così ciechi da credere che i pezzi di questo mondo siano isolati solo perché c'è un vuoto che li separa.

Qualcuno penserà che questi caldi pensieri non spengono le bombe. Io credo, invece, le bombe uccidano molto prima di essere innescate, nell'alienazione continua; ma poi, infondo, abbiamo bisogno che scorra il sangue a ricordarci che stiamo morendo.



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