Oramai, da qualche tempo a questa parte non si fa altro che
parlare della maternità surrogata.
Non so bene come funzioni, l’unica cosa che mi par di aver
capito e che ci si mette d’accordo con una “mamma” affinché porti in grembo un
bimbo che, non appena nascerà, verrà “dato”( ad altre due persone che fungeranno
da “genitori”.
Non è tanto la questione del sesso dei genitori (due donne,
due uomini, un uomo e una donna). O meglio, si potrebbe parlare anche di questo
ma non è quello su cui voglio soffermarmi ora.
Secondo me il punto è un altro: anni e anni di lotte per
rivendicare i diritti delle donne e ora che si fa? La donna diviene strumento
(di pochi e ricchi eletti), produttrice di bambini, di vite umane.
Perché è questo, secondo me, che la maternità surrogata fa: in primis la donna è strumento. E credo non ci sia cosa più sessista di
questa.
Per carità, forse io sono esagerata, tant’è che fosse per me
sarebbero da eliminare anche le quote rosa: abbiamo bisogno di una “norma” che garantisca
la nostra “presenza” in uffici, assemblee, etc.
Della serie: se non
ci fosse questa norma le “donne” potrebbero anche non essere presenti.
Alla faccia dei
diritti riconosciuti, alla faccia dell’uguaglianza e della parità dei sessi - principi
di cui tanto piace riempirsi la bocca, ma che nella concretezza della vita di tutti
i giorni subiscono ancora delle torsioni eccessivamente “maschiliste” -: nel
2016 abbiamo bisogno di sentirci dire: “sì, vi spetta questa cosa”, anziché darla
per scontata!
Ma comunque, trovo che la questione della maternità
surrogata sia l’esplosione del più pessimo sessismo che si potesse auspicare. Io
non so come ci si possa sentire, non sono madre, ma la sola idea di portare in
grembo un bimbo per nove mesi e vederlo poi andare via (per cosa poi, per dei
soldi!!!), mi fa tremare.
E qui c'è un altro snodo fondamentale: oltre a "la donna come strumento", c'è la vita che può assumere un valore economicamente quantificabile.
La vita si compra. La vita si vende. Magari in alcuni
periodi dell’anno ci saranno i saldi!!!
Altro che dono, qui siamo alla totale mercificazione della
vita umana. Quella del bambino e quella della donna.
Potranno esserci mille ragioni che spingono una donna a compiere questo gesto, per carità! e non voglio entrare nel merito di ogni singola situazione. Ma mi chiedo come sia possibile davanti alla vita che nasce, ad un bimbo innocente che viene al mondo, venderlo per soldi: ma davvero la vita di un bambino, la vita dell'uomo, è quantificabile economicamente? e poi, ci sono uomini che costano di più e uomini che costano di meno? e il prezzo va in base alle caratteristiche fisiche? (tipo se è biondo, occhi azzurri, non ha malattie ereditarie etc.)
A me tutte queste domande fanno paura. Ci stiamo perdendo, stiamo perdendo l'umanità, stiamo diventando (o forse già lo siamo) "cose".
Concludo citando una frase di Mary Wollstonecraft che nel
1792 scrisse un trattato sui diritti delle donne (“A vindication of the rights
of woman”), considerato il manifesto fondativo del femminismo europeo e basato,
sostanzialmente, sulla considerazione che i diritti delle donne nascono come “logica
estensione della rivendicazione dei diritti naturali degli uomini”:
“Le mie simili, spero, vorranno scusarmi se le considero
delle creature razionali piuttosto che adularne le grazie seducenti e trattarle
come se fossero in uno stato di perpetua fanciullezza, incapaci di sostenersi
sulle proprie gambe. Desidero ardentemente mostrare in che cosa consistano la
vera dignità e la felicità umana. Desidero convincere le donne a impegnarsi per
acquisire forza, sia fisica che mentale, e persuaderle che frasi tenere,
suscettibilità del cuore, delicatezza di sentimenti e raffinatezza del gusto
sono pressoché sinonimi di debolezza, e che chi è unicamente oggetto di
compassione e di quel tipo di amore che è suo parente diventerà presto oggetto
di disprezzo.”
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