L'imparare ci trasforma, scrive Nietzsche


di Luciano Iannuso

L'imparare ci trasforma, i suoi effetti sono quelli di una alimentazione, la quale non si limita a "conservare" -: com'è noto al fisiologo. Ma nel fondo di noi stessi, proprio "nell'imo", c'è indubbiamente qualcosa che non può essere insegnato [...] un pensatore non può mutare quel che ha imparato, ma soltanto andare a fondo nell'imparare - può soltanto scoprire alla fine quel che su questo argomento "resta saldo" in lui.

Questa breve citazione di Nietzsche si trova al paragrafo 231 di Al di là del bene e del male, una delle opere più importanti del filosofo, così conosciuto e citatissimo anche da coloro che non sanno neppure come si debba leggere la parola "Nietzsche".

L'imparare ci trasforma, scrive il filosofo. Paragona l'imparare con l'alimentazione. 
Quando mangiamo, attraverso la digestione, ciò che assumiamo viene trasformato in elementi nutritivi, i quali scorrendo nel sangue ci permettono di mantenere in vita il nostro corpo. Ogni giorno vengono sostituite miliardi di cellule e, a "rigor di cellule", ogni anno abbiamo un ricambio totale, sicché, con un po' di leggerezza, possiamo dire che non abbiamo lo stesso corpo dell'anno scorso. Questo accade grazie alla nutrizione, ma non solo (come qualcuno più esperto di me saprebbe spiegare).

Imparare, dice Nietzsche, ha lo stesso effetto. Ho deciso che questa metafora mi piace e vorrei condurla un po' in avanti, certo che, con ciò,  non farò uno sgarbo al filosofo baffuto.



Un dietologo del sapere, a questo punto, dovrebbe proporre un'alimentazione variegata. 
In verità dobbiamo riconoscere che i nostri orizzonti sono limitati continuamente dai nostri interessi. Non è che siamo rivolti esclusivamente ai nostri interessi, il che pare anche legittimo. 
La questione è più complessa: spesso quello che già sappiamo, quello che ci è stato insegnato, quello che abbiamo conquistato, la misura colma delle nostre certezze finisce sempre per condizionare in maniera irrimediabile il nostro sguardo sul mondo.
In termini culinari diremmo: non c'è niente di male se ti piace il tiramisù e lo mangi tutti i giorni; altro è se credi che la carbonara si faccia esattamente come ti è stata insegnata vent'anni fa e che "il sugo come lo fa mia madre non lo fa nessuno". (Ciò non toglie che potresti avere ragione! Ma pensarlo pregiudica...)
Quel che importa ora è che un'alimentazione culturale variegata ci aiuterebbe sicuramente a vivere meglio. Come dire? Si vive lo stesso anche se si studia su Wikipedia, ma si vive meglio se si va in Biblioteca (con le citazioni prese da Wikipedia).

C'è un'altra questione, però, che abbiamo data per scontato.
La digestione è un fenomeno spontaneo, come il respiro, o il battito (pensate se ci dimenticassimo di digerire!).
Quando s'impara, qualunque cosa s'impari, avviene una digestione e con ciò siamo trasformati. Tuttavia, conoscere questa trasformazione non sarebbe male: un pensatore non può mutare quel che ha imparato, ma soltanto andare a fondo nell'imparare.
Finché ciò che s'è imparato rimane qualcosa di estraneo, qualcosa che mi sta davanti, che non mi riguarda, esso non sarà mai un acquisto stabile, ma semplicemente un carico da trasportare sulle spalle, piegati in due dal peso. 

Solo quando ti sarai deciso a coinvolgere te stesso in prima persona, potrai sperare che ciò che hai imparato rimane "tuo" e cresce dentro di te, diventa una parte cosciente di te.
Pensate ai vostri anni a scuola: ciò che avete imparato è ormai un peso che vi sta dietro o una libertà che vi sta dentro?

Ho scritto questo post cosicché almeno questo paragrafo di Nietzsche fosse per me "una libertà che mi sta dentro".  E questo non vale solo per la filosofia, perché per ogni nostro sapere siamo già uomini, anzitutto uomini.

Voglio chiudere con le stesse parole di Nietzsche, in questo bel paragrafo: ammesso che si sappia ormai, fin dall'inizio, che queste verità sono appunto soltanto - le mie verità.

Ricordate che per una buona digestione, bisogna masticare a lungo.


Continua a seguire Alpireo su Facebook alla pagina Alpireo.



Commenti