di Maria Teresa Abbagnale
La neo-eletta sindaco di Temixco, Gisela Mota è stata
uccisa il giorno dopo il suo insediamento da sindaco della capitale dello stato
di Morelos, a sud di Città del Messico.
Nella sua campagna pre-insediamento aveva duramente
dichiarato guerra ai cartelli messicani della droga: il suo proposito era
quello di ripulire la città dai narcos e su questo forte slogan aveva puntato
tutta la sua campagna elettorale. E loro, senza farsi aspettare, non appena è
stata eletta, hanno risposto nel modo peggiore.
Poco prima delle ore 7 del mattino del 2-gennaio-2016
alcuni sicari hanno fatto ingresso nella sua abitazione e le hanno sparato.
Se ci fermiamo per un solo attimo a pensare alla
dinamica degli eventi possiamo subito notare che la “reazione” è stata di gran
lunga sproporzionata all’azione. La parola è più forte di quanto noi possiamo
immaginare, la “parola” è in grado di suscitare paura anche tra i peggiori
criminali.
Ed ovviamente, non avendo altri strumenti che quello
delle armi (di certo non ci si poteva aspettare un atteggiamento collaborativo
e di confronto da questi soggetti…che negli ultimi anni son arrivati persino a
rivendicare un posto nel parlamento dello stato (la pura follia...sic!)…) hanno
reagito alla annunciata “guerra contro l’illegalità” della neoeletta.
Le parole possono scatenare tutto questo.
Perché se la reazione è stata quella di un omicidio, vuol dire che la parola ha
colpito nel segno. Vuol dire che i cartelli messicani hanno temuto che questa
donna potesse concretamente mettere in atto quello che aveva preannunciato in
campagna elettorale.
Ma forse, questi assassini, non hanno proprio
fatto i conti con tutto.
Perché se è pur vero che hanno ucciso Gisela, giovane
donna appena 33enne…è anche vero che qualcuno ha fatto in modo che lei
potesse ricoprire quella carica. E quel qualcuno sono i “cittadini di Temixco”.
E se i“cittadini di Temixco” hanno deciso di farle
ricoprire quella carica, bhè, un motivo ci sarà. E mi domando: che faranno ora
per eliminare il sentito comune della popolazione? Uccideranno tutti coloro che
l’hanno votata?!
Ovviamente la domanda è una provocazione. Ma ciò che è
un dato di fatto, forse ancora non apprezzato, è che i cittadini di
Temixco, silenziosamente, iniziano a ribellarsi alla illegalità e alla
corruzione che da decenni caratterizza questi territori.
Che sia iniziata una silente “rivoluzione messicana”?
questo sarà solo il tempo a dirlo. Ma qualcosa si muove.
E da criminali che utilizzano, ancora oggi,
l’esclusivo strumento della repressione fisica… non ci si può aspettare, di
certo, che comprendano il processo di evoluzione che inesorabilmente (per
loro!!) si è avviato: per quanto l’uomo possa vivere
sopportando soprusi e maltrattamenti, il suo istinto di "uomo
libero" , prima o poi, verrà fuori ed esploderà. E il mezzo giusto per
poter affrontare queste problematiche è quello della “massa”. Il famoso detto
“l’unione fa la forza” in queste situazioni può essere determinante.
La mia potrebbe sembrare una prospettiva
eccessivamente ottimistica dato il terribile evento. Ma non è così.
C’è qualcosa di diverso: è la fiducia nell’uomo
che mi spinge a dire che il sacrificio di questa donna non è e non sarà stato
vano. È l’inizio di qualcosa…e forse coloro i quali l’hanno votata e le
autorità, sono in debito con lei…quanto lei non ha potuto neanche iniziare,
dovrebbe poter trovare supporto tra coloro che succederanno alla sua carica…
credo proprio che questo sia l'unico modo per non rendere il suo sacrifico
inutile.
E questo debito va saldato. Il suo sacrificio non può
rimanere un sacrificio vano.
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